I carrelli elevatori elettrici, comunemente chiamati muletti, sono ormai una presenza indispensabile in magazzini, stabilimenti e centri logistici. Negli ultimi anni hanno preso il posto di molti modelli a combustione interna, grazie ai loro vantaggi evidenti: zero emissioni locali, rumorosità ridotta e costi di gestione più bassi.

Ma il vero cuore pulsante di un muletto elettrico è la batteria a trazione, l’elemento che determina quante ore di lavoro può sostenere, quanto sarà affidabile nel tempo e quanto costerà mantenerlo operativo.

Spesso chi guida il muletto si limita a utilizzarlo e a ricaricarlo, senza sapere molto di ciò che avviene all’interno della batteria o di come dovrebbe essere trattata. Eppure qualche attenzione in più, anche nelle piccole abitudini quotidiane, può allungare di molto la vita dell’accumulatore e garantire maggiore efficienza all’intero magazzino.

Come sono fatte le batterie dei muletti?

La batteria montata su un muletto non è una “scatola nera” misteriosa, ma un sistema complesso composto da più celle collegate tra loro, racchiuse in un robusto contenitore. Il peso complessivo varia moltissimo: da qualche centinaio di chili per i muletti più piccoli, fino a superare la tonnellata nei carrelli elevatori di grande portata.

Le tecnologie di batterie più diffuse sono:

  • Batterie al piombo-acido: sono la scelta tradizionale, utilizzata da decenni. Hanno un buon rapporto qualità-prezzo e sono disponibili in un’ampia gamma di formati. All’interno ci sono piastre di piombo immerse in una soluzione liquida di acido solforico e acqua distillata.

  • Batterie al litio (Li-ion): sono più moderne e performanti. Non necessitano di rabbocchi, hanno tempi di ricarica più rapidi e una durata maggiore (anche oltre 3.000 cicli). Inoltre, pesano meno a parità di capacità e garantiscono una maggiore efficienza energetica. Il loro costo, però, resta superiore.


Entrambe le soluzioni hanno quindi i loro pro e contro, e la scelta dipende molto dall’intensità di utilizzo del muletto e dalle esigenze dell’azienda.



La ricarica: spine AC e spine DC

Uno degli aspetti più pratici e importanti nella gestione delle batterie è la ricarica. Non si tratta semplicemente di “attaccare la spina”: servono dispositivi e connettori adeguati, pensati per supportare correnti elevate e garantire sicurezza.


Lato rete elettrica (AC): per alimentare il caricabatterie si usano solitamente prese industriali CEE, che possono essere monofase o trifase, a seconda della potenza necessaria. In magazzini di medie e grandi dimensioni sono comuni le prese trifase (presa rossa). Nei magazzini di piccole dimensioni troviamo le prese monofase (presa blu).


Lato batteria (DC): qui entrano in gioco i connettori specifici, come REMA o Anderson, progettati per resistere a forti correnti senza surriscaldarsi. Questi connettori non sono intercambiabili a piacere: ogni muletto utilizza un tipo ben preciso, e occorre rispettarlo per garantire compatibilità e sicurezza.

Per esempio la spina REMA 320A sarà compatibile SOLO con la presa REMA 320A.



Cosa fornisce TCE?

TCE Group, ad esempio, fornisce i propri caricabatteria senza spine né sul lato AC né sul lato DC, fatta eccezione per i modelli monofase che escono già con la classica spina Schuko di serie. Per tutti gli altri modelli è responsabilità del cliente richiedere esplicitamente, al momento dell’ordine, i connettori desiderati. In questo modo, le spine possono essere montate direttamente prima della consegna.


Questa informazione è fondamentale: capita spesso che un’azienda riceva un caricabatteria nuovo e scopra solo al momento dell’installazione che manca la spina adatta alla propria rete elettrica o al proprio parco muletti. Una dimenticanza che può bloccare il lavoro e causare ritardi.


Il consiglio pratico è quindi chiaro: specificare sempre in fase d’ordine sia la presa AC disponibile in azienda, sia il tipo di spina DC compatibile con i muletti in uso.

Per quanto riguarda la procedura, resta una regola d’oro: collegare prima il connettore DC alla batteria, e solo dopo inserire la spina AC nella presa di corrente. Durante la carica non bisogna mai scollegare nulla, perché si rischia di danneggiare sia la batteria che il caricatore.



Quanta energia serve per ricaricare un muletto?

La quantità di energia necessaria dipende dalla capacità della batteria, che varia molto in base al modello di muletto. Per capire quanto consuma un muletto, possiamo usare una formula semplice:


Energia = Tensione (V) × Capacità (Ah)


In pratica, basta moltiplicare i volt della batteria per gli ampere-ora. Il risultato è espresso in wattora (Wh), che divisi per 1000 danno i kilowattora (kWh), cioè l’unità di misura con cui leggiamo anche i consumi elettrici.




La manutenzione: prendersi cura per allungare la vita della batteria

Una batteria trascurata non solo si scarica più velocemente, ma può ridurre la propria vita utile anche di diversi anni.

Ecco perché la manutenzione non è un optional, ma una parte fondamentale della gestione del muletto.

Per le batterie al piombo-acido:

  • Controllare regolarmente il livello dell’acqua distillata (da fare sempre dopo la ricarica e mai prima).
  • Rabboccare solo con acqua distillata, mai con acqua di rubinetto, per evitare depositi e incrostazioni.
  • Pulire periodicamente i poli e la superficie, rimuovendo polvere e residui di acido.
  • Evitare scariche profonde, cercando di non scendere mai sotto il 20% di carica residua.
  • Effettuare cicli di equalizzazione (ricariche lunghe e bilanciate) secondo le indicazioni del costruttore.

Per le batterie al litio:

  • Non richiedono rabbocchi o equalizzazione.
  • È sufficiente verificare lo stato dei cavi e lasciare che il sistema di gestione elettronico (BMS) faccia il suo lavoro.
  • Offrono più flessibilità nelle ricariche intermedie, senza il rischio di danneggiarsi.

Quando fare i controlli per la manutenzione?

Per mantenere sempre efficiente una batteria, conviene adottare una routine chiara:

  • Giornalmente: ispezione rapida, pulizia da sporco e polvere, verifica visiva dei cavi.
  • Settimanalmente: controllo e rabbocco del livello dell’acqua (solo per batterie al piombo).
  • Ogni 6–12 mesi: manutenzione più approfondita, meglio se affidata a un tecnico specializzato, con misurazione della capacità residua, verifica delle connessioni e test di sicurezza.

Conclusione

La batteria non è solo un accessorio, ma il cuore stesso del muletto elettrico. Da essa dipendono autonomia, affidabilità e costi di esercizio. Una ricarica corretta, la scelta dei giusti connettori e una manutenzione costante permettono di sfruttarne al massimo le potenzialità e di evitare fermi macchina costosi.

Prendersi cura delle batterie significa prendersi cura dell’intera operatività del magazzino. Una buona batteria trattata con attenzione non solo dura più a lungo, ma assicura anche giornate di lavoro senza interruzioni e senza stress.

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